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zione, all’esilio, e forse alla morte, resta, nell’aria, un soffio di sdegno e di tristezza. Ognuno di quei tre uomini ha messo, mette a nudo la sua coscienza e un grido di straziante verità ne parte, scuotendo chi ascolta, sino al profondo del suo essere. Sono, costoro, innanzi al più rigoroso, ma, anche, al più chiaro giudizio: al proprio. E hanno bisogno di proclamarlo, senz’ambagi. Parla, nella notte, l’uomo del solaio:

— Io sono stato un cattivo soldato — egli comincia, sogguardando gli altri, che non si volgono a lui, ma che, certo, lo ascoltano attentamente. — Prima... molto tempo prima che gli eventi precipitassero, io non ho potuto pensare alla guerra, senza rabbrividire: quando tutto si andava, purtroppo, decidendo, io ho nutrito nel mio animo sconvolto, le più folli e le più infantili speranze, perchè questo terribile evento fosse scongiurato: e a ogni notizia, vera o fallace, io, che non sono un credente, io che ho vissuto senza religione, sono penetrato, di nascosto, nelle chiese di Cristo, per pregarlo, smarritamente, perchè Egli scampasse, me e gli altri uomini, miei fratelli, dall’atroce comando di uccidere o di perire... Tanta altra gente, nelle chiese, supplicava Iddio, piangeva: e la mia piissima madre si era votata, per questo suo unico figliuolo, a sant’Antonio di Padova e la mia tenera e virtuosa sorella, si era votata a santa Rita da Cascia e io, empio, miscredente, prestavo una fede improvvisa a questi voti feminili. Niente, niente, nessun Dio, nessuna Madonna, nessun santo ha fatto il miracolo: e la guerra è venuta, implacabile, flagellante, devastatrice, seminatrice di ruina e di morte!

— Sparirà, sparirà, la guerra, dall’universo! — dichiara, alto, l’ospite novello.

— Sono andato al fronte — riprende l’uomo del solaio, con l’occhio fisso sui tronchi che si consumano, quasi vi vedesse raffigurata la sua anima in angoscia. — E mai vi fu peggior soldato di me, che, pure, ero, nella vita civile, un galantuomo.