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amore. Ma li voglio amare liberamente, per mia volontà propria; e li voglio amare tutti, gli uomini, non solo quelli del mio paese, ma gli estranei, gli stranieri, i lontani, gli sconosciuti.

È il riflesso, forse, della fiamma che accende le guancie brune, così fini e nobili di linee dell’ospite novello, o vi è corso un fiotto di sangue generoso, venuto da un cuore innumerevole? È riflettendo la fiamma che i suoi sereni occhi brillano, o è la bellezza della sua anima che vi riluce?

— Allora, amico, voi odiate la guerra? — domanda, più chiaramente, levando la voce, l’uomo della panca.

— Io ne ho ribrezzo; essa mi fa orrore — dichiara il novello ospite.

Sospira l’uomo della panca; sospira profondamente, l’uomo del solaio. Ascolta, adesso, attento, il padron di casa, dal suo banco, dove ha lasciato di scrivere.

— Milioni di uomini, nel mondo, ne hanno orrore, come me — soggiunge, pensoso, il novello ospite.

— E come fate, a non esser soldato in questa guerra? Come fate, a non servire, a non obbedire? — domanda, infantilmente, l’uomo del solaio.

— Mi espatrio — replica l’ospite novello.

— Vi prenderanno; vi faranno un processo; vi fucileranno — riprende, con un fremito in ogni sua parola, l’uomo del solaio.

— Forse — dice, senza tremito, senza fremito, l’uomo che ha ribrezzo della guerra, il novello ospite. — E che importa? Non avrò dato il mio corpo e il mio animo, a questo servaggio; non avrò ucciso, ciecamente, bestialmente, il mio simile, il mio fratello straniero, perchè mi avranno ordinato di ucciderlo. E avrò protestato con la mia ribellione invincibile, contro la guerra; e mi difenderò, nel processo, solo col maledire la guerra; e mi farò fucilare, lietamente, gridando: Morte alla guerra!