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benedica — concluse la madre di Gianni Scalese, i cui occhi erano velati di lacrime.

E nel chiuso salotto dove già penetravano le ombre bigie di quel crepuscolo d’aprile, le parole amorose, appassionate delle tre madri, pareva esaltassero l’ebrezza spirituale di Marta Ardore. Restò la donna assorta, come se contemplasse un portentoso spettacolo; e poi, uscendo dal suo silenzio, con la sua voce un po’ velata di una emozione, Marta Ardore rispose:

— Dio conservi le vostre creature, amiche mie; Dio le faccia prosperare, in bellezza e in virtù; Dio le protegga, oggi e sempre....

Di subito commosse, le tre donne balbettarono delle parole tremanti di ringraziamento: ma alla invocazione della protezione del Signore, sui loro figliuoli, la più alta, perchè parlava dell’oggi e del domani, esse si arrestarono, con le labbra schiuse, guardandosi fra loro, quasi s’interrogassero, ansiosamente, per una oscura domanda; si volsero alla madre di Giorgio che sovrastava loro, per la sua età, per il suo grande amore, e la interrogarono, con lo sguardo, ma con una espressione disperata. Marta Ardore impallidì, mortalmente; le sue palpebre batterono, due volte; le sue labbra si serrarono sulle sue parole; ed ella fece un gesto, imperioso e trepido, insieme, con la mano, quasi a deprecare, a scacciare, da quella chiusa stanza, un fantasma che vi fosse improvvisamente apparso. E le altre tre madri, anch’esse, certo lo scorgevano quel fantasma, poichè volgevano, intorno, lo sguardo smarrito e lo riconducevano, quasi a chiedere soccorso e speranza, a Marta Ardore. Costei, scosse il capo, vivamente, due o tre volte, in atto di diniego e ripetè il gesto imperioso della mano, che esorcizza e scaccia i fantasmi.

— .... Così speriamo — invocò la madre di Loreta, chinando la testa sul petto.

— .... speriamo — sospirò, pianissimo, la madre di Guido.