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qualsiasi altra idea, di ogni altra impressione, è l’idea semplice, quella del Capo, nella gelida notte decembrina. In guerra si muore. E le parole sono inutili.


— Dunque, il tenente Capece ha disubbidito? — Il viso del capitano Camillo Moles, è in ombra, su quell’esiguo pianerottolo: ma egli parla seccamente.

— Sì, signor capitano — risponde il tenente Sambucetti.

— Come è andata? Dica!

— Ieri, nel pomeriggio, lei, signor capitano, aveva proibito al tenente Capece di unirsi, stamane, all’alba, alla ricognizione verso i boschi di Mettler, ove si sa che si nasconde, diabolicamente, un nucleo di nemici... Appariscono, offendono, spariscono, sono introvabili, inattaccabili...

— Guerra di banditi, masnada di briganti... — mormora, come fra sè, il capitano Moles.

— E che spionaggio infame, atroce, fatto da donne, da vecchi, da bimbi! Capece, è vero, il mio amico, aveva promesso a lei, di non muoversi ma, stamane, non ha saputo resistere: ed è andato via, con gli uomini, anche più presto, per non farsi trattenere, da me, da altri...

— Affascinato sempre dal pericolo, Capece... — soggiunge, con un velo di tristezza, nella voce, il capitano Moles. — Conosco la sua furia di guerra.... è più che il valore, oltre ogni coraggio....

— Brucia di febbre, per la guerra — dice Sambucetti, pensoso. — E diversamente, non saprebbe vivere.

— Come?

— Eravamo insieme, signor capitano, in cavalleria: e ne venne via, malamente: e ne fu infelicissimo.... Ora, anche appiedato, in fanteria, la

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