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— Hanno pensato alla morte — dice, tra sè, desolato, affranto, l’apostolo della guerra.
E non sapendo come concludere, soggiunge, confusamente:
— Sono certo di voi, fratelli miei; domani sarete degni del nome d’italiani...
Niente. Nulla risponde, nulla corrisponde, in quelli che sono innanzi a lui, visi immoti, occhi spenti, labbra chiuse.
— Possiate voi vincere, debellare, fugare l’orgoglioso nemico...
Silenzio delle anime, silenzio delle bocche. Quale voce interiore, novellamente, sospinge Fausto Ardore verso un’altra parola, sinora, mai, mai pronunciata? Quale altra anima gli suggerisce questa parola?
— Iddio accontenti la preghiera delle vostre madri: Iddio vi assista!
Ecco, crolla l’alta muraglia, fra chi parla e chi ascolta; e i volti si contraggono di emozione e si irradiano di speranza; e gli sguardi si velano di lacrime e le voci pronunciano, confusamente:
— Grazie, signor tenente...
— Grazie... grazie...
— Così sia! Così sia!
Finchè un forte accento napoletano, dice:
— Possa passare un angelo e dire amen.
Ora pomeridiana del dì seguente. Non piove più, non fa freddo; ma il cielo è sempre basso, chiuso da nuvole dense e immote, d’un bigio chiaro, di una tinta eguale e monotona. L’aria è velata dai vapori di umidità, che salgono dalla terra, molle e fradicia di pioggia. Coloro che sono giunti dalla tragica plaga di Sainette, nella tarda mattinata, hanno occupato la baraccaccia, lasciata deserta dai