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quei poveri peccatori, che nulla più sentivano, salvo la loro angoscia, che peccavano di egoismo, di crudeltà, ma erano inconsci, fatti inconsci dal loro dolore, il vincolo della umana pietà. Una fila di uomini e di donne, si era avvicinata alla balaustra di marmo, per farsi la comunione: e vi erano donne dai capelli canuti, sotto il velo nero, ma sulla cui bianca mano brillava il gioiello ricco e vi erano contadine aduste, che avevano abbassato il loro fazzoletto, sulla fronte: e vi erano vecchi uomini, un po’ tremanti e dei pallidi giovini e delle giovinette dagli occhi estasiati.... Man mano che il sacerdote dava la comunione, a costoro, le parole consuete del Sacro Dono, si facevano più velate di emozione: una seconda fila si appressò, a prendere il posto della prima, che già si era comunicata: fra questi secondi, vi erano due soldati in grigio verde, uno che aveva oltrepassato i trentacinque anni e uno ventenne, e ambedue erano in grande compunzione, e melanconici, e con un vivo desiderio e una viva speranza negli occhi. Parve, all’officiante, che fosse compiuto il non breve ufficio della Sacra Mensa: si arrestò, un istante, respirando, sospirando di alleviamento, davanti alla vuota balaustra. Ma, a un tratto, egli scorse qualcuno, un’altra persona, che gli si era inginocchiata davanti, con occhi di desiderio e di speranza: era don Luigi Fratta, il suo servente, il prete che era già vestito da soldato, colui che partiva, da soldato, per il fronte:

— Anche a me, Giulio... — egli mormorò, levando la testa.

E il cuore di don Giulio Lanfranchi si strusse di umiltà, di bontà, di amore.

M. Serao. Mora tua... 7