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86 | LEGGENDE NAPOLETANE |
la fierezza si annegò nella umiltà, l’orgoglio fu ingoiato, trovolto. Era singolarmente bello Aldo, un fascino irresistibile vibrava nella sua voce armoniosa, le sue parole struggevano come fuoco liquido, il suo sguardo dominava, vinceva, metteva nell’anima uno sgomento pieno di tenerezza; ma se tutto questo non fosse stato, per Tecla egli era sempre, unico, l’amore. Fu una notte in una sala fulgida di lumi, che si videro. Nulla seppero dirsi. Pure fra quei due esseri che si separarono senza un saluto, senza un sorriso, un legame indissolubile era sorto. Camminavano uno verso l’altro, dovendo inevitabilmente incontrarsi.
— Che fai tu alla finestra, Tecla? È un’ora che guardi nel buio, quasi vi scorgessi qualche cosa.
— Guardo il mare, Bruno, rispondeva lei con la infinita mestizia di chi comincia ad amare.
— La brezza della sera ti fa male, Tecla. Tu sei pallida come un cadavere.