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leggenda di capodimonte 203

bosco che si sogna; nei quadrivi lontani trapassa rapidissimo un lieve fantasma; nei bruni tronchi apparisce qualche leggiadro volto di donna; la foglia che cade sembra il rumore di un bacio scoccato. È nel discreto e amabile bosco che s’ama…

Egli errava nei viali, solo, pallido e triste. La città lo stancava; era incurabile la malattia che gli corrompeva l’anima. L’occhio vitreo s’affisava sopra ogni cosa bella senza piacere, senza dolore; nè festa di colori, nè capolavoro d’arte, nè donna bellissima valevano a trargli un sorriso sulle labbra. Nella città una fanciulla sottile e pensosa si struggeva lentamente per lui d’amore: egli non l’amava. Nella città una donna splendida ed infedele si disperava per lui nella passione più intensa: ma egli non l’amava. Altrove, altrove era il suo amore. Lassù, forse nelle incomparabili e lucide stelle, gioielli glaciali del cielo; laggiù, forse nelle bianche e verdi