speranza! Lo si udiva nelle cantine profonde, dalle soffitte altissime, dai giardini, dalle terrazze: il suo grido metteva allegria. Il povero ammalato che, confitto nel letto, guarda volare le mosche, conta i fiorami delle pareti ed i travicelli del tetto, sentiva volentieri quelle parole che dalla via pareva gli dessero promessa di una pronta guarigione: Provvidenza, buona speranza! L’operaio che nella sua bottega, nei calori soffocanti dell’estate suda a tirare la sega su e giù, si rialza più vigoroso, quasi animato da una vaga fiducia che il lavoro diventasse meno duro, il padrone meno esigente ed il pane meno caro: Provvidenza, buona speranza! La madre solitaria che di notte agucchia presso il tavolino, al lume temperato di una lampada e pensa al figliuolo marinaio, imbarcato su una nave che viaggia nei lontani mari del Giappone, e trema al soffio del vento, e ha gli occhi pieni di lagrime allo scroscio della pioggia, sorrideva a quella voce che nell’ombra le diceva di sperare: Provvidenza, buona speranza!