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176 leggende napoletane

il fumo sottile dell'incenso; qui non si prega, non ardono lumi, non sedie, non suonano campanelli, non fumano incensi. Non si vive per pregare, si muore nello sfinimento della preghiera che s'arresta sulle fredde labbra. Non è una chiesa, è una tomba.

— Volete vedere il Cristo morto? — chiede la guida, con la sua voce strascicata.

Quella voce umana e volgare mi scuote. Eppure mi parla ancora di morte.

— Vediamo la prima cappella — mormoro, quasi vergognandomi di parlare.

Coloro che vi giacciono, quieti ed immobili, le braccia in croce sul cuore morto, appartengono alla nobilissima fra le famiglie: Grandi di Spagna di prima classe, due volte principi, due volte duchi, tre volte conti, cinque o sei volte marchesi. Sulla porta di entrata è la tomba dell'antichissimo antenato che andò alle crociate: ferito e svenuto in un combattimento, fu creduto morto e portato a seppellire, ma risvegliatosi d'un tratto, saltò fuori dalla bara più animoso e sbaragliò e sconfisse il gruppo