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megaride 167

pranzi lunghissimi dove nèttare s’alterna a nèttare, dove la fantasia del cuoco vince quella di un poeta e fonde nel suo crogiuolo le ricchezze di un re; egli amava conversare coi letterati cui donava vasi d’oro, animali preziosi, case e giardini per provar loro la generosità di un privato. Servilia saliva la china ridente del piacere ed egli discendeva, tranquillo, verso la pace della vecchiaia. Per divertirsi, faceva scavare un canale d’acqua viva, faceva elevare una palazzina, scacciava lontano il mare, allargando i limiti dell’isoletta Megaride; Servilia si lasciava profumare dalle ornatrici, prendeva bagni di latte d’asina, portava alle gentili orecchie due pesanti perle che le laceravano la carne, le sue tuniche parevano tessute d’aria, i suoi sandali costavano prezzi favolosi; ed ella, assisa davanti alla spera, di acciaio, si contemplava.

Ella era nel trionfo della bellezza e della gioventù. Gli occhi ardenti di coloro che l’amavano, le davano un’aureola di fuoco