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megaride | 165 |
Ma Lucullo, il forte guerriero, l’amico dei letterati, primo fra gli epicurei, abituato a soddisfare ogni capriccio, amava le ville circondate da ogni parte dall’acqua: egli era mortalmente stanco della sua casa splendida di Roma, della sua villa di Baja, della sua dimora di Tuscolo, della sua villa di Pompeja. Volle quella di Megaride e l’ebbe. Egli violò la dimora delle ninfe oceanine per farsene la propria dimora; egli volle per sè i prati, i boschetti di rose, i margini che digradavano lievemente nel mare; scacciò le sirene e vi mise le sue bellissime schiave. Fu un pianto solo per le grotte di corallo tra le alghe verdi; e le ninfe si lamentarono con Poseidone che non dette loro ascolto. Fu costruita la magnifica villa, sorsero per incanto i giardini degni di un imperatore, nei vivai diguazzarono le murene dalla brutta testa di serpente e dalla carne delicata, nelle uccelliere saltellarono i più rari uccelli, pasto di stomachi finissimi: sotto i portici della villa suonarono