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98 leggende napoletane

renza privo di amici e di parenti: curvo nell’incedere, lento il passo, l’occhio fisso a terra mormorando parole greche, latine o di qualche lingua demoniaca; parco nel conversare, ma non aspro nei modi, anzi sorridente nella fluente barba bianca; scuri ma netti i vestimenti. Invano, quando venne ad abitare nel vico Cortellari, le femminette d’intorno s’informavano di lui, chiesero, osarono interrogarlo, fermarono il suo servo e adoperarono i mille mezzi che mai sempre consiglia alla donna, la gran maestra e signora, la curiosità. Nulla potettero sapere e Cicho, la sua origine, la sua famiglia, la sua vita rimasero nelle tenebre dello sconosciuto. Ma in seguito, spiando, osservando, escogitando, si seppe che Cicho intendeva a opere magiche; durante la notte, mai si spegneva la lampada della stanzuccia dove egli studiava su grossi volumi di manoscritti a fermaglio, tolti da una polverosa scansia, mai cessava d’uscire, dalla cappa nera del suo focolare, un filo di fumo e la sua stanza era piena di storte, di lambicchi, di fornelli,