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La grande fiamma 65


presenza di quegli estranei. Una ragazza snella, dallo sciallino di lana rossa, che distendeva una fune da un anello ad un altro sulle fondamenta, per mettervi ad asciugare delle matasse di seta tinta, si fermò nel suo lavoro, facendo solecchio con la mano, per vedere se quei signori se ne andavano.

— Andiamo via, non disturbiamo questa buona gente — disse Grazia.

— Sono poco abituati ai forestieri: il Cannaregio è un quartiere di poveri, di operai — rispose Ferrante.

La barca si allontanò, mentre, alle spalle, ricominciava l’allegro brusìo del dialetto, ricominciava il ticchettìo degli zoccoletti sulle fondamenta di pietra levigata, ricominciava la canzone costantinopolitana della Strega. Andarono innanzi molto tempo, incontrando pochissime gondole, trovandosi a un tratto in un largo canale deserto: un canale così vasto, così torbido nelle sue acque immobili, così malinconicamente intonato che donna Grazia, per vincerne l’impressione, ne chiese il nome al gondoliere.

     Serao. Le amanti. 9