— Ecco Venezia — ella mormorò, quasi fra sè. — Pare una tomba.
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Come tutte le altre mattine, fosse avvolto nella bigiastra velatura il Canal Grande e la chiesa della Salute, e lontano, laggiù, scomparisse addirittura il canale della Zuecca; o la lenta pioggia di ottobre piovesse solingamente su quell’acqua dormiente, su quella chiesa dormiente, su quei palazzi dormienti; o il biondo sole illuminasse i tenui azzurri del cielo e le sagome fini della chiesa e circondasse l’isola di San Giorgio in un’aureola di luce; come in qualunque mattinata, Ferrante entrando nel salotto pieno di fiori, trovò donna Grazia seduta, nel vano dello stretto e lungo balcone a ogiva, guardando vagamente il paesaggio. Ella portava sempre una delle sue vestaglie di lana bianca, dalla forma di peplo, che odoravano di violetta, poichè fra le arricciature di merletto del collo, fra le morbide pieghe del petto, alla cintura, spuntavano dei freschi mazzolini di vio-