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La grande fiamma 53


fra il chiasso di quella partenza per la linea Bologna-Venezia. Donna Grazia si era seduta dietro lo sportello, ma teneva il busto un po’ inclinato, per guardare ancora il suo compagno di viaggio: quando gli vide gittare metà della seconda sigaretta, spenta, mormorò sommessamente:

— Non vieni?

Egli dovette più che udire, intendere, tanto era fioca la voce seduttrice: fu nel vagone in un attimo, tirandosi dietro lo sportello.

— Fuma anche qui: non mi fa male — disse lei, mettendosi di nuovo i guanti, mollemente.

— No, no, tu devi dormire — rispose lui, con una tenerezza quasi fraterna.

Ma fra le pelliccie, gli scialli, le coperte, al caldo, ella si addormentò assai tardi. Teneva gli occhi chiusi, però, lasciandosi prendere da tutta quella dolcezza dell’amore e delle cose; ogni tanto, con un moto adorabile di stanchezza, li schiudeva e trovava gli occhi di Ferrante fissi su lei, così teneri, così amorosi che la magnetizzavano di nuovo, nella dolcezza.