argilla, si sentiva donna, si sentiva felice di quella libertà conquistata a prezzo di tante lacrime, assaporava con lentezza raffinata la sua parte di felicità terrena. Ferrante, con lo sguardo profondo dell’amore, le leggeva nell’anima; uno strano sorriso di conquista gli vagava sulle labbra; ed ella che vedeva questo sorriso di conquista, non se ne offendeva, no, anzi ne pareva singolarmente orgogliosa. Un senso segreto ma traboccante di sfida le saliva dal cuore, ribellatosi al cervello: una sfida contro tutto quello che aveva venerato, di cui aveva avuto, sino allora, rispetto e paura: parevale sentire, in quell’ora, la inutilità dell’abnegazione, la vacuità del sacrificio, la ingratitudine del mondo a qualunque privazione morale fatta per esso. E come questi superbi e acri pensieri le passavano nell’anima, corrodendone il buon metallo lucido del carattere, Ferrante seguiva questo passaggio e nel suo orgoglio di uomo si gloriava del cangiamento. Donna Grazia prese dei fiori, una grossa manciata di fiori, dalla fioraia che glieli offriva non senza