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48 La grande fiamma


non fosse possibile, in quel momento, altro che una grande catastrofe.

— No, no, è Firenze.

— Tre fischi, grave pericolo — balbettò lei ostinata.

— È Firenze, è Firenze, cara.

L’arrivo spezzò l’incubo. La carrozza in cui essi viaggiavano avrebbe proseguito sino a Venezia, attaccandosi al treno in partenza da Firenze; ma per la partenza ci voleva un’ora e mezzo.

— Scendiamo?

— Sì, sì, sì — disse lei, levandosi, subito, avida di moto, di luce.

— Vuoi pranzare, nevvero, cara? — chiese lui, trattandola infantilmente.

— Sì, subito, subito — fece ella, attaccandosi al suo braccio, con un’improvvisa disinvoltura.

Ora, per il livido chiarore del gaz, nella calda sala del Doney, seduta di fronte a lui, togliendosi lentamente, con un moto seducentissimo, i lunghi guanti neri, raddrizzando i numerosi anelli delle sue mani gemmate, appoggiando le lunate spalle a un seggiolone e distendendo i piedini so-