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40 La grande fiamma


cini sarebbero usciti, partiti: allora ella avrebbe chiamato Ferrante, per farsi perdonare. Ma le voci dopo qualche intervallo di silenzio, brevissima pausa, si udivano di nuovo: erano quelle di un uomo e di una donna, che discutevano pacatamente; si afferrava ogni tanto una parola, facevano il conto del loro viaggio. Ella fremeva, si agitava sulla poltrona, sperando sempre, a ogni momento di silenzio, che i vicini se ne fossero andati: ma quietamente essi ricominciavano a chiacchierare, con un’intonazione monotona, senza stancarsi. Per un momento Grazia si turò le orecchie quasi piangendo, al colmo di un urto nervoso che le poche ore di cattivo riposo del treno non avevano calmato: malediceva questi vicini che le rubavano quelle altre ore di felicità. Andò ad aprire la finestra della stanzetta, per sottrarsi a quell’incubo: il sole allietava tutto il piazzale della stazione, la giornata era dolce e bella, Grazia, stette guardando come un fanciullo che un nulla distrae, le persone che passavano sulla piazza. Così assorta, non