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36 | La grande fiamma |
razione, così ridicola, così volgare, che non osò farla; e lasciò, per viltà, che perdurasse quell’amaro malinteso, quel senso triste di sfiducia che era nato nell’animo di Ferrante.
Adesso, col facchino dietro, erano in piazza della stazione.
— Dove andiamo? — ella chiese.
— Non so.... — rispose Ferrante, incerto. — Avremmo dovuto partire ieri sera. Stanotte, io non sono rientrato in casa mia, ero così turbato....
— Quando parte, il prossimo treno, per Firenze? — diss’ella, brevemente.
— Alle dieci e mezzo, fra tre ore.
— Tre ore, tre ore.... — mormorò Grazia, come pensando.
— Vuoi che ti accompagni a casa mia.... non vi è nessuno.... o in albergo? — E il verbo accompagnare era stato molto sottolineato.
— No, no, a casa tua — rispose subito Grazia, con una paura nella voce.
— Allora, in albergo? — soggiunse lui, pazientemente.
— .... Sì,... ma senza entrare in Roma