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La grande fiamma 31

sarebbe parsa una rinunzia completa. Avrebbe aspettato nella stazione. Non l’avrebbero mandata via, da quella sala d’aspetto? Non aveva mai viaggiato sola: non sapeva niente. Il guardiano le si accostò, guardandola curiosamente. Ella gli donò subito cinque lire: si sentì meno timorosa. Cercava di ricostruire il suo piano. Bisognava, innanzi tutto, telegrafare a Ferrante — e tal pensiero la faceva arrossire, pensava che avrebbe egli detto, trovandola così sciocca, così distratta da perdere il treno. Che dirà, che dirà? — si andava domandando, mentre girava intorno alla stazione senza ritrovare l’ufficio telegrafico. Alla fine, lo trovò. E allora non seppe dove indirizzare il telegramma; non seppe che cosa dire, si sentiva così irritata e umiliata, con sè stessa, col caso, che lacerò i fogli, senza riescire. Alla fine, mettendo l’indirizzo della stazione di Roma gli telegrafò, così confusamente, che le riesciva impossibile partire prima delle dieci e quarantacinque, senza aggiungere le ragioni di questo impossibile e soggiunse, umilmente: perdonami. Lo sog-