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380 | Sogno di una notte d'estate |
diversi, male appaiati, di forme diverse, che si corrodono e si contorcono, senza potersi spezzare. Che ci poteva fare, lui? Tutto era inutile, tutto.
— Voi l’amate da molto tempo? — ricominciò lei, con quella intonazione d’indifferenza, che faceva più male di uno straziante singhiozzo.
— Da molto tempo.
— Da quando?
— Da.... sempre.
— Non avete mai amata alcun’altra?
— No: mai. Vi è un amore che altri non ne ammette.
— È vero: lo so — ella disse, chinando gli occhi.
Poi, tacque, pensando. Sembrava che riflettesse a un’altra domanda da fare, e che temesse di farla, di cui non potesse ritrovare la forma. Difatti, due o tre volte fu lì lì per parlare, quasi che la parola volesse fuggirle irresistibilmente dalle labbra; ma si rattenne. Egli aspettava, oramai deciso a dir tutto, sempre più debole, sempre più esausto di forze morali. Invero erano due infelici creature: ma non