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Sogno di una notte d'estate | 359 |
trasparente con merletti bianchi, Massimo scriveva. Era grave, pensoso, e si fermava ogni tanto a riflettere, con la penna appoggiata alle labbra: in una di queste pause, vide Luisa.
— Oh cara, cara — disse, levandosi e stringendole le mani — giusto.... vi scrivevo.
— A me?
Si era seduta dall’altra parte della scrivania e lo fissava, pallidissima.
— Mi scrivevate? perchè?
— Per.... nulla — disse vigliaccamente lui. Poi, vergognandosi, soggiunse presto:
— Per salutarvi. Parto.
— Partite? — esclamò lei, alzandosi a metà sulla sedia.
— Sì. Parto.
— Per poco?
— Per molto, invece.
— Quanto tempo?
— Quattro, sei anni.
— Ah! — disse ella, chiudendo gli occhi, come se svenisse. Anche lui era smorto; ma aveva una nervosità che lo ringiovaniva.