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356 | Sogno di una notte d'estate |
essi ritornavano con la carrozza per la via fatta, e lui non voleva, non voleva dire....
— Che avete? — finì per domandare lei.
— Sono stanco.
— Vi siete annoiato? — chiese timidamente Luisa.
— Sapete bene di no: non domandate, dunque — disse recisamente.
Ella si scosse al tono un po’ duro: e con quanta tenerezza di amore poteva esservi in lei, dopo qualche minuto di silenzio, non seppe fare altro che chiamarlo:
— Massimo.
Che fu l’effetto di quella voce, di quella parola? Che gli mise innanzi, che gli ricordò? È certo che egli quasi quasi si levò, parendo volendo buttarsi dalla carrozza, fuggendo alle prese di uno spettro: poi ricadde e con una voce fievole le disse:
— Luisa, non mi chiamate più così, non pronunziate il mio nome, ve ne prego, se mi volete bene....
Ella tremò, non intese che l’ultima frase,