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Sogno di una notte d'estate | 351 |
Ma egli stesso non riconobbe la propria voce. Chi aveva pronunziato quella parola? Ella scosse il capo, con un sorriso così dolce, che egli non vi potette reggere:
— Vogliamo andar via? — le susurrò all’orecchio. La luna fa impazzire, Luisa, Luisa....
— Ancora un poco — ebbe la forza di dir lei, nella innocenza della sua passione.
Ancora un poco. Egli abbassava il capo, soffocando le parole che gli sgorgavano dalle labbra, interdicendosi persino di carezzare più le fredde dita della fanciulla, non volendo udire il profumo di gelsomino, che veniva da lei, di quell’unico gelsomino che ella aveva raccolto sul balcone e messo in petto, non volendo cedere alla voce di tenerezza infinita che emanava da lei e da tutte le umane cose, intorno. Sì, Massimo vedeva bene che ella sognava, oramai, il suo grande sogno, l’unico e ultimo sogno, sotto la gelida e allettatrice luce della luna, simile a Elena, la bionda: sentiva che vincendo la ragione dell’età, del pericolo, dell’espe-