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Sogno di una notte d'estate 343


dalla poesia ineffabile di quell’ora, in quel paesaggio: poesia intima e profonda che misticamente li avvolgeva.

— È tutta dolcezza — disse la fanciulla, la cui voce si era velata, affievolita.

— Infinita dolcezza — rispose lui come un’eco.

— Chi abita in quell’isola, lassù? — chiese ella, levando la mano, indicando Nisida.

— Una gente trista.... — e pareva non volesse continuare.

— Che gente? — insistè lei, piegando il suo bel viso chiaro verso di lui.

— I galeotti: lì v’è il bagno penale.

— Una gente infelice — ella corresse, umilmente. — Ma le belle notti estive, le belle notti lunari, si levano anche per essa.

— Cara Luisa.... — ripetè lui, vagamente.

Ella lo guardava pronunziare il suo nome, non solo assaporandone la musicalità, ma sentendone acutamente tutto il tono, tutta la intenzione. Ogni volta