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332 Sogno di una notte d'estate


nero, avanzandosi sul mare: sul suo lato destro e sul sinistro, delle trattorie popolari erano piene di banchettatori e di bevitori, ma la facciata che dà sul mare serbava il suo carattere di rovina disabitata, col mare che entrava chetamente nei suoi portoni, ormai trasformati in grotte, come quelle di Sorrento e di Capri. La luna batteva sulla facciata del palazzo, che la ricchezza e la superbia di donn’Anna di Medina Coeli non aveva potuto finire, prima di ritornare alla Spagna natìa: e i finestroni e le finestre prendevano il chiaror lunare, fantasticamente; la rovina pareva meno aspra, meno tetra, sotto il placido raggio.

Il barcaiuolo che remava più lentamente, per riposarsi, chiese a Massimo se voleva entrare in una di quelle grotte, con la barca.

— Avete forse paura? — chiese lui a Luisa, prendendone distrattamente la mano appoggiata al bordo della barchetta.

— No, non ho paura — ella rispose: eppure la voce era velata di emozione.