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Sogno di una notte d'estate 331


tornavano al purissimo viso di Luisa, come se da esso partisse quel fascio di dolcezza. Ella sostenne un minuto lo sguardo di Massimo, poi le palpebre le batterono, ammaliate, non reggenti a quel fascino:

— Siete voi che siete dolce — le disse lui, all’orecchio.

Adesso avevano voltato l’angolo di Mergellina, costeggiavano, lungo la via di Posillipo, tutta piena di ville, di osterie, di trams che passano continuamente, in tutte le ore della sera, specialmente in estate. Talvolta, tendendo l’orecchio, si udivano dei canti venire dalla terra, affievoliti; e le ville, piene di gente sulle terrazze, sembravano quei castelletti di carta, dai cento bucherelli, che i bambini illuminano con un solo cerino interno, giocattoli frastagliati o trasparenti dai personaggi minuscoli. Passando rasente una di esse dal giardino pensile tutto fiorito arrivarono delle risate, degli allegri strilli femminili.

— Abbiamo un pubblico cortese — disse Massimo — ci prendono, per due amanti.

— Ah! — rispose lei, niente altro.

Il palazzo di Donn’Anna si delineava,