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328 | Sogno di una notte d'estate |
abbracciare quella persona di donna. Ma fu un punto, e la emozione di Luisa era così intensa, egli vide tale smarrimento negli occhi della fanciulla, che si fermò, e riaccendendo una sigaretta:
— Perchè non cantate? — le disse. — Voi dovete cantare, me lo avete promesso.
Scherzava con quella ironia cortese che serviva a nascondere il proprio pensiero. Luisa crollò il capo, tristemente: l’incanto si dileguava; ella udiva un’altra volta, mentre Massimo parlava, quella velatura di sogghigno che guastava quante affettuose cose egli dicesse. Tentò di riafferrare un minuto di dolcezza:
— Chiamatemi ancora — gli disse pregandolo.
— Oh Luisa, Luisa, Luisella, piccola fanciulla cara, se non cantate, io vi riporto a terra.
A lei gli occhi si riempirono di lacrime; il sangue ascese impetuosamente dal cuore agli occhi; nonostante schiuse la bocca e con la sottile voce tremula, diede alle fragranti aure marine una vecchia