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316 Sogno di una notte d'estate


sando innanzi a un’altra porta che dava sullo stesso pianerottolo, la vide schiudersi un poco e il profilo bruno di Luisa apparve:

— Signor Massimo? — fece ella, guardandolo coi neri e dolci occhi, chiedendogli scusa col tono della voce, con lo sguardo.

— Andate là, che non capite niente! — esclamò lui, nascondendo un sorriso, fingendo di essere ancora in collera.

— Io.... capisco — disse lei, schiudendo addirittura la porta.

Ora si vedeva tutta la sua snella e alta figura, rivestita di un abito bianco di semplice mussola, con un nastro di velluto nero alla cintura: si vedeva il delicato volto ovale e bruno, dove la piccola bocca rosea si schiudeva come un fior di granato; e le sottili sopracciglia nere e arcuate davano agli occhi neri, per sè buoni e soavi, un’aria d’infantile meraviglia.

— Perchè avete detto di no, Luisa? Avete così poco spirito? Vi ho forse mai fatto la corte, io, perchè dobbiate temere la mia compagnia?