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Sogno di una notte d'estate 307


sera, e forse mai piú. Per dolce che sia il passato, esso è morto; e fantasmi, anche soavissimi, turbano l’animo dei piú coraggiosi. Quando fu solo, Massimo si pentí di essersi condotto a casa quell’amico: tante chiuse cicatrici avevano stillato sangue, in quelle due ore! Mentre egli seguitava a fumare, nel salotto, udiva il suo servitore che riordinava la piccola stanza da pranzo; e poco dopo, il giovanotto gli venne a chiedere se avesse bisogno di lui, in quella sera, chè avrebbe voluto andarsene a trovare certi amici, per fare una passeggiata, con quel caldo cosí grande. Massimo, con una parola, lo licenziò: la porta si richiuse; egli era perfettamente solo. Ma la sua serata era perduta, postochè aveva voluto risalire imprudentemente il fiume del passato, in compagnia di una persona che aveva amata: il viaggio lo aveva scoraggiato, facendogli perdere quell’ultimo resto di morale pazienza, che lo aiutava a tirare innanzi quella solitaria e fastidiosa estate napoletana. In queste ore di ribellione, sdraiato, abbandonato a una mortale spossatezza este-