Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
La grande fiamma | 21 |
di non essere via, di non essere con lui, in quell’ora di dolcezza, una collera contro il tempo che fuggiva, contro gli ostacoli che si frapponevano al suo amore e contro sè stessa che non sapeva vincere gli ostacoli. E a Roma, l’autunno è apportatore di novi, profondi turbamenti alle anime già turbate: quando Ferrante portava il suo vagabondaggio a Villa Borghese, dove ancora i viali pare che conservino la appassionata fantasima di Beatrice Cenci, ogni ombra femminile, snella, dal volto pallido e bruno dietro la veletta, lo facea trasalire; quando egli portava il suo vagabondaggio serotino a uno dei teatri, bastava che dietro alla nuca bionda di una donna, in un palchetto, si profilasse il volto di un uomo innamorato perchè egli si sentisse, a un tratto, immerso in una disperazione inguaribile.
Allora, lontani, divisi, si tendevano le braccia come creature anelanti, che sanno un posto solo dove appoggiare il capo stanco: ed è questo il petto della persona che adorano, assente, lontana.
E allora, confusamente, nella crisi fatale