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298 | L'amante sciocca |
— È vero — mormorava lei, assorta.
Dopo quel tentativo di suicidio, inutile, che non le aveva dato la liberazione, ella non domandò a Dio neppure più la pace. Il suo destino era di vivere, di amare, e di soffrire per l’amore, giacchè il Signore le aveva inflitto il castigo di amare un uomo diverso da lei per istinti, per temperamento, per carattere, giacchè sul suo amore pesava la fatalità del dissidio intellettuale, lo stato di oppressione della creatura meno nobile e meno spirituale, accanto a un’anima che saliva nei cieli dell’arte. Ella doveva soffrire e non doveva trovare rimedio alle sue sofferenze, giacchè le anime alte e squisite trovano mille vie per isfuggire ai contrasti della vita quotidiana, mentre le piccole anime li subiscono tutti, senza scampo e senza rifugio.
Poi, più tardi, quando ella fu bene guarita e Paolo Spada fu bene sicuro che quella donna gli fosse vincolata per sempre, egli scherzò anche sul tentato suicidio. Chi manca un suicidio, non corre un’avventura buffa? L’amante sciocca ne