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L'amante sciocca | 295 |
— .... No
— Io torno subito.
— Va bene.
Veramente non si era voltata a lui e la voce era più tronca e più velata che mai. Ma egli attribuì alla nevralgia tutti quei fenomeni e uscì. Quando rientrò, alle undici di sera, la trovò ancora sul letto, supina, in uno stato di abbattimento immenso, con orribili crampi allo stomaco. Aveva bevuto della morfina per avvelenarsi: l’aveva trovata in una boccettina che Paolo Spada teneva in serbo, per iniettarsi ogni tanto. Egli non le strappò questa verità che a furia di affannose domande, di richieste strazianti, giacchè tutto l’essere di Paolo era trangosciato all’idea che una povera creatura umana avesse potuto morire per lui. Ella lo guardava, con occhi così disperati e amorosi, insieme, che egli non resisteva a quello sguardo. Al medico accorso Paolo non disse nulla, non seppe neppure ricordarsi la misura della morfina che Adele aveva potuto ingoiare: e tutta la notte la sciocca amante che tutto aveva sopportato, ma