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20 | La grande fiamma |
di una voce che nulla fa tacere. Per chi si sacrificavano? In nome di quale principio, di quale idea, di quale persona? Su quale altare sconosciuto deporre l’olocausto della loro passione?
— Io non posso più soffrire, la mia vita finisce — scriveva Grazia.
— Io non posso più soffrire, il mio coraggio è esausto — scriveva Ferrante.
In tale ardente impazienza, la loro sensibilità sentimentale raffinata dai sogni, dalle insonnie, dalle lettere incoerenti, si era fatta così acuta, così squisita, così fremente alla minima impressione, che quanto li circondava era complice del loro abbandono. Quando donna Grazia passeggiava sotto gli ombrosi viali della sua villa di Sorrento e fra gli aranci odorosi le arrivava il canto sottile di qualche voce innamorata, un improvviso fiotto di lacrime la inteneriva: e coloro che l’accompagnavano, si meravigliavano. Quando ella vedeva, nella sera, dalla sua terrazza, levarsi la luna sul golfo napoletano e tutte le case intorno soffondersi di bianca luce molle, una collera le saliva alla gola,