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L'amante sciocca | 283 |
solito, di animale irritato e ingiusto, la sgomentò talmente che, per un pezzo ella smise di parlargli delle sue letture. Ma il male era fatto. La serenità della mente di Adele Cima era smarrita, per sempre. Ella era entrata in una via d’intrichi e di spine che la pungevano e la soffocavano: nè conosceva più il sentiero per tornare indietro. In quella confusa e incerta rivelazione di un mondo per lei incomprensibile e in cui ella intravedeva le perfidie della menzogna, le malvagità del cuore freddo e duro, le perversità dei sensi non governati da nessuna delle schiette e fluide correnti del sentimento, la ingenua anima di Adele si arretrava, compresa di spavento: ma i suoi occhi avevano intravisto e il fiore del suo candore sentimentale era per sempre appassito. Sovra tutto, il maggior tossico le veniva da quelle donne ignote a lei, che Paolo Spada aveva conosciute e amate, che erano rimaste così impresse nella memoria dell’uomo, che l’artista aveva voluto renderle nelle sue storie.
Tutte diversamente belle e attraenti