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276 L'amante sciocca


que sigarette, si levava come mosso da un impulso automatico, per sedersi a scrivere, ella si levava e spariva. Nella sua borsa da lavoro, accanto al merletto all’uncinetto, delizia borghese di altri tempi, ella aveva sempre un volume, dei varii fra romanzi e novelle scritte da Paolo Spada: e in camera sua, si metteva a leggere. Lo stile prezioso, ricercato con quella tortura mentale che era una delle grandi qualità di Paolo Spada, le produceva la prima impressione d’incomprensibilità: vi erano delle parole che non aveva mai lette o udite e dei giri di frase, il cui senso le sfuggiva: talvolta, delle frasi ripetute le davano fastidio, come il ronzìo di un moscone nell’orecchio. Non so come, ella aveva udito a parlare del vocabolario: e finì per ricorrervi, per conoscere il senso vero delle parole strane adoperate da Paolo Spada. Con molta gravità, teneva il libro aperto sul tavolino e con l’altra sfogliava il vocabolario: alla ricerca della parola, lasciava perdere il filo del racconto e, dopo, non si raccapezzava più. E, spesso, il vocabolario