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268 L'amante sciocca


— Ma a che pensi?

— Mi è impossibile di narrartelo: è troppo lungo.

— Dimmi, almeno, a chi pensi?

— A chi? A nessuno, cara.

— A nessuno, proprio? A nessuna donna?

— .... No. Che pensi?

— Nulla, m’immagino. Credevo.... perdonami. Non sei stanco di me?

— No, non ancora.

— Dimmelo, quando sei stanco.

— Te lo dirò, non dubitare.

Ognuna delle risposte di Paolo Spada la meravigliava e la faceva soffrire. Lo credea sincero. Non amava un’altra donna: non era stanco di lei: ella gli piaceva ancora. Ma dunque era proprio per questo terribile lavoro dello scrivere, che il suo amante l’abbandonava, si dimenticava di lei come se non esistesse, la guardava in volto trasognato come se non l’avesse mai vista, non le prendeva una mano, non la baciava? Così sono, dunque, questi uomini che scrivono? E quest’arte, questa parola che ella udiva ripetere continuamente, senza intenderla, quest’arte pro-