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L'amante sciocca 251


Ella sonnecchiava. Il capo le si abbassava sul petto.

— Tu dormi? — le dicea lui.

— No, non dormo — rispondeva lei, trasalendo, scuotendosi.

— Poverina, ti annoio.

— Non mi annoi.

— Le mie ore d’inchiostro sono così odiose!

— Nulla di te, è odioso — ella replicava, a bassa voce.

Ma questa frase ore d’inchiostro le faceva l’effetto di un gran buco nero nero, dove precipitassero Paolo Spada e l’amor suo, donde ella non potesse cavar più fuori nè l’amante, nè l’amore. Giacchè la paura più umile, più comune, che la teneva sempre, che la tormentava in segreto, era che Paolo Spada l’amasse poco, o non l’amasse punto. Non sapeva, ella, per quale paese dei sogni egli partisse, in queste sue ore tetre; neppur supponeva che vi fosse un immenso, interminabile, infinito paese dei sogni dove se ne vanno le anime dei poeti, degli artisti, dei sognatori: ma intuiva, così, semplice-