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226 L'amante sciocca


mille volte aveva temuto che l’amata non giungesse — e gli era bene accaduto, di aspettare invano! — che un capriccio, un caso la trattenessero: egli era certo che Adele Cima sarebbe venuta al convegno. Era troppo semplice per mancare.

— Ed ella verrà anche a tempo, alle due, non prima e non dopo: forse, si tratterrà per via; per non giungere troppo presto — egli pensò, leggendo a distanza nell’anima della sua dilettissima stupida, come già la chiamava.

In onore della semplicità di Adele Cima, egli non fece nessun preparativo nella sua casetta di via San Sebastianello, che guardava piazza di Spagna e le prime vette degli alberi del Pincio: altre volte egli bruciava dei profumi, egli comperava dei gigli, delle orchidee per piacere alle sue raffinate amanti. Un fascio di rose in un vaso di cristallo gli parve che bastasse. Del resto, le sue stanze che formavano il suo quartierino da scapolo, da amante e da scrittore, avevano in sè tale accumulamento di bizzarrie, nei mobili, nelle stoffe, nella disposizione, in ogni