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Tramontando il sole 207


più immediatamente e più rigorosamente di me, credilo.

— Povera Clara, io ti ho portato sfortuna! — e la più grande tenerezza vibrava in lui.

Ma queste gelide consolazioni non arrivavano a riscaldare il cuore della donna.

— La fortuna o la sfortuna è in noi — rispose ella, recisamente.

— In me, in me! Sono un essere malaugurato e sventurato.

— E perchè? Non hai amato?

— Troppo presto e troppo male, Clara!

— Non sei stato amato?

— Troppo tardi, troppo tardi.

— I tuoi ricordi saranno dolci, nella vecchiaia — ella soggiunse, con una glaciale tenerezza.

— Io non giungerò alla vecchiaia degli anni, lo so.

— Fortunato te!

Fu l’unica parola profondamente disperata che le uscì di bocca, in quello strano duetto. Ma, adesso, i loro scarsi e rari colloqui diventavano penosi; vi aleggiava una tristezza infinita, i loro