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156 | Tramontando il sole |
— Clara, io non sarei qui, se non vi avessi amata — egli disse seriamente.
— Vale a dire?
— Che ci vuole una grande tenerezza, per dimenticare quello che mi avete fatto: e una grande tenerezza non viene che da un grande amore.
— Bella rovina, illuminata a chiaro di luna — ella disse, non ridendo, tetramente.
— Ognuno dà quello che può — Giovanni rispose, con una tristezza semplice.
Clara tacque. Scherzava con un tagliacarte giapponese e se ne pungeva le dita. A un tratto, si rivolse tutta mutata:
— Perdonatemi, Giovanni: ho avuto un accesso di cattiveria.
— Tanto, per non cambiare — ed egli ebbe un pallido sorriso.
— Sono cose che restano, a filoni, nell’anima. Ma l’anima è così cangiata!
— Così? — e la tenerezza velava l’incredulità.
— Tutta quanta. Non ve ne siete accorto? Vi sono sembrata la stessa, in questo tempo, la stessa di dieci anni, ditelo, in coscienza?