vivido e duraturo, a null’altro simile, senza fallacie e senza disfatte? La sua espiazione, quella di voler amare Giovanni Serra, era anche la sua salvazione, giacchè ella sapeva di non poter vivere senza l’amore, un amore qualunque, ma un amore, un amore! Meglio, meglio, se ciò non era un’avventura in un cuore sconosciuto, innanzi a un’anima misteriosa, un’avventura di incerto risultato, ma portante con sè, forse, una disperazione e un’onta novella: meglio, se era l’amare una creatura nota, stimata, ammirata per le sue nobilissime virtù, una creatura senza amore, è vero, ma che aveva saputo amare, ma che si sarebbe lasciata amare, dolcemente, teneramente. L’espiazione sarebbe stata la vita della sua anima ed ella vi si sarebbe buttata con ebbrezza, giacchè quello che più temeva, per sè e intorno a sè, non era il dolore, ma era l’aridità, non era la tortura, ma era il silenzio, non era la passione infelice, ma era l’indifferenza. Un mese prima, ella era immersa nel marasma più profondo, moralmente così misera che non osava