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Tramontando il sole 133


che era stata con lui senz’amore, senza carità, senza pietà. Invece, quella medesima istoria, a Clara sembrava più lugubre e più ignobile che mai, quando ella pensava il come e il perchè della sua perfidia e della sua durezza. Internamente, ella si maltrattava, molto più che Giovanni l’avesse maltrattata mai, nei momenti di maggior furore. Ogni tanto, quando egli le aveva descritto una delle sue sere tragiche, di quel tempo, quando egli passeggiava le serate intiere sotto la sua casa, non per vederne le finestre illuminate, giacchè ella era fuori, a ridere, a divertirsi, ma per aspettarla quando tornava, per vedere con chi tornasse, per vedere il suo bianco volto nella oscurità, per udire quel riso alto e beffardo e per allontanarsi, non salutato, non riconosciuto, non visto, non rammentato, egli, col più tenero dei rimproveri, le prendeva le mani e le chiedeva:

— Come avete potuto essere così cattiva?

Ella non s’inteneriva, col viso chiuso, con le sopracciglia aggrottate, piena d’ira