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Tramontando il sole 125


— Io lo voglio, Clara.

E quetamente, tirandosi un po’ indietro, i due si posero a discorrere sottovoce, guardandosi con dolcezza, l’uno prendendo la parola dall’altro, senza mai alterarsi, senza mai alzare il tono della voce, mentre la soave musica glückiana che culla l’incantesimo del cavalier Rinaldo, pareva cullasse quel dialogo così mite e così dolce. In verità, Clara fu perfetta, quella sera. Giustamente malinconica, ella seppe a tempo sorridere, perchè il loro colloquio non cadesse nella tetraggine, dove sarebbero risorti gli amarissimi ricordi del passato: e tutta una dolcezza fioriva dalla sua malinconia e dal suo sorriso, dalle sue parole come dal suo silenzio. Più, dal suo silenzio. Giacchè ella lasciò molto che parlasse lui, con le manine inguantate di nero congiunte sul suo ventaglietto a stelline d’argento, con il viso intento dietro il sottil velo nero, con gli occhi placidi e dolci, con la bocca tranquilla e dolce che approvava, con un gentil motto delle labbra. Sovra tutto, ella non rise mai. Si