geva ardente, vivissimo il desiderio di questo vestito nero. Le sarebbe andato così bene, tutto semplice, coi bottoni di pastiglia nera, col fazzoletto di velo bianco avvolto al collo, come un collarino monacale, con una di quelle spille d’argento che sono formate dalle lettere di un nome: Fanny, che Suscipi le vende, a buon mercato. E su la pelliccia e il cappello... come era brutto il cappello che aveva! Era di paglia nera che aveva perduto il lucido, foderato di velluto nero, con una falda dritta e un’altra abbassata, una piuma nera, piccola, povera, che aveva perduta l’arricciatura e pendeva, sfilacciata, come se avesse preso una grande bagnatura. Visto sulla testa,