e gli occhi malinconicamente espressivi. Un giorno, scendendo da cavallo, si era un po’ storto un piede e Toto Primicerio era stato chiamato ad Altavilla per curare quest’inezia. Ma d’allora, ogni volta che il marchese d’Aragona incontrava Checchina Primicerio, le faceva una scappellata profonda, quel gran saluto aristocratico che lusinga le donne borghesi. Tre volte l’aveva salutata così: una domenica, sulla piazza, dove suonava la banda municipale fra la chiesa e il caffè, mentre le belle frascatane passeggiavano, la testa e le spalle nascoste nello scialle di lana bianca; un mercoledì, nel pomeriggio, ella cuciva dietro i vetri del suo balcone, rimettendo i polsini a una camicia vecchia di suo