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132 | la virtù |
Era Isolina: stava fermata presso la birraria del teatro Quirino, appoggiata alla balaustrata di legno, vestita male, con un cappello vecchio e coi guanti ricuciti.
— Dove vai, cara Checchina?
— Venivo da te... — balbettò Checchina, non sapendo più che cosa dire, perduta per quest’altro incontro.
— Da me? da questa parte? Come ti viene in mente? E che hai, bella mia? Ti senti male, forse?
Presala per mano, la trascinò in quel grande palazzo di Sciarra, nel portone dove ancora si costruiva, dove andavano e venivano i muratori, fra i mucchi di calcinacci e le travi che sbarravano il passo.
— Non ho nulla, non ho nulla — ri-