de pallido, l’altra di paglia, a nappine; un piattino di frutta artificiali, anche queste in marmo, dipinte vivacemente, il fico, il pomo, la pesca, la pera e un grappoletto di ciliegie — un tavolino da giuoco, coperto di panno verde, coi pezzi laterali abbassati — all’unica finestra le tendine di velo ricamato, molto trasparenti, molto strette, colle bende di cretonne. Innanzi al divano un piccolo tappeto. Era tutto. Vi faceva freddo, con quella lamentevole mattinata autunnale, in quel salotto glaciale. Isolina si strinse nel suo paltoncino nero, che le dava un’aria snella. Poi si slanciò, con una grande effusione, al collo di Checchina che le stava davanti, sorridendo tranquillamente.