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la mano tagliata. 75

torno a sè, lo attraeva, lo affascinava: egli intendeva che quella mano tagliata, la bellissima mano ingemmata e morbida, era il punto convergente di chi sa quale dramma, il centro di chi sa quale atroce delitto, di chi sa quale atroce amore.

Egli stesso ne era innamorato un poco, di quella mano. Due o tre volte, quando si era trovato solo nella sua stanza da letto e aveva chiuso a chiave la sua porta, egli aveva cavato dal baule il cofanetto di pelle nera e aveva contemplato a lungo quella leggiadrissima mano dalle forme fidiache, dal colorito così vivo. Essa lo affascinava. Una volta, lentamente, la sua testa si abbassò ed egli sfiorò con un bacio quella pelle liscia e morbida. Certo, la mano era fredda, ma egli non ne ebbe nessun orrore. Anzi, al suo cervello salì un sottile profumo di cui quella mano era impregnata. Affascinante! Egli la riponeva sempre dopo averla guardata con tenerezza e il sospetto che gliela potessero togliere, lo teneva sempre in guardia.

Malgrado che nessuna luce si venisse facendo sul mistero della mano tagliata, Roberto Alimena intendeva che una strana battaglia era impegnata fra lui e lo sconosciuto essere che aveva perduto o dimenticato il cofanetto. Forse come il gentiluomo, dal cuore duro e dalla fantasia arida, si era innamorato di quella mano mirabile, così colui che l’aveva, appassionato, doveva ricercare tutti i mezzi per riprenderla. Roberto Alimena sentiva che, qualche giorno, qualche cosa di grave gli sarebbe accaduto. Ciò, in fondo, lo divertiva. Pochi volti muliebri lo avevano interessato come quella mano! Così bella, così fine, così fragrante, ella doveva essere stata staccata da un corpo divino per gioventù e per beltà. Roberto Alimena non dubitava neppure un momento che la donna a cui apparteneva quella mano, non fosse viva. In qualche sua allucinazione notturna, quando